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al testo di Adielle
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Da questa distanza la piazza è vuota la molecola dell'attore che frequenta campi lunghi se ne accorge dal rumore dalle onde, se la barca vada a fondo. Se ritorna una musica flottante dall' orchestra dei padroni puoi sperare in qualche briciola di suono al tuo ritorno, perdute sponde, col vento a digiuno di vele spiegate al mattino presto, che applaude. Senza vortici. Sentirsi perduti, in un angolo di cielo convesso, spenti soffi. Eccola quella povera Crista che si sfila chiodi come viene. Ha un'anima coi buchi. Quanti attimi dura questo senso d'infinito passato da poco? E' un brivido di capelli corti lungo la nuca. Una caduta da un ginocchio all'altro prima di spiccare un salto verso la fase che attraversi con le dita contromano sul verso della pelle a fare mappa con le vertebre dei tuoi ultimi addii, voltata di spalle. Una posa che ti arreda come quella rosa rosso sangue sulla tua maglietta nera quando fili via d'estate e la stagione che viene è un evento secondario. Di cui scorderò presto le sedute con la Luna, dopo cena alla finestra. A spartirmi la lezione: L' uso comune della corda per il collo.
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